La Jornada – Giovedì 7 marzo 2013
Alberto Patishtán: Siamo governati dall’ingiustizia
HERMANN BELLINGHAUSEN
“Siamo governati dall’ingiustizia”, ha dichiarato Alberto Patishtán Gómez dal carcere numero 5 di San Cristóbal de las Casas, Chiapas, dopo la comunicazione del rifiuto dei giudici della prima sezione della Suprema Corte di Giustizia della Nazione (SCJN) di accettare il suo caso, adducendo che questo non conta su elementi sufficienti affinché il tema meriti la loro attenzione.
“Era un’opportunità per mostrare che in Messico c’è giustizia”, ha affermato via telefonica il professore tzotzil originario di El Bosque, ed ha aggiunto: “Noi ingiustamente carcerati continueremo a lottare contro l’ingiustizia e la corruzione del sistema giudiziario”.
Ha riconosciuto l’operato dei due giudici che hanno votato a favore della sua causa, Olga Sánchez Cordero e Arturo Saldívar. “Loro erano disposti a conoscere la verità. Gli altri non vedono le cose come devono essere”.
I membri della Voz del Amate e Solidarios de la Voz del Amate hanno dichiarato “siamo indignati con questi giudici che avevano nelle loro mani la possibilità di dare la libertà con un un atto di giustizia, ma niente”. A nome loro, Patishtán ha affermato: “Siamo particolarmente decisi a lottare per quanto sia necessario. Non ci scoraggiamo”.
Intanto, nel blog dedicato al professore si sottolinea “la costernazione e la rabbia per il risultato negativo”, degli avvocati Leonel Rivero e Gabriela Patishtán, figlia del prigioniero di coscienza più importante del paese, all’uscita dall’udienza nella Prima Sezione della SCJN (http://www.albertopatishtan.blogspot.mx/2013/03/los-ministros-de-la-suprema-corte-de.html).
Ora il caso torna alla corte di Tuxtla Gutiérrez. “C’è ancora razzismo nella giustizia messicana”, sostiene la difesa. Il procedimento arriverà fra tre settimane al tribunale di Tuxtla Gutiérrez che presumibilmente “deciderà” sul ricorso per il riconoscimento della sua innocenza.
Patishtán è in prigione dal 2000, accusato dell’uccisione di sette poliziotti sulla strada Simojovel-El Bosque. Il fatto, senza movente e mai provato in maniera soddisfacente né investigato, ha permesso che il grave crimine restasse impunito, cosa che evidenzia la protezione politica di cui gode l’ex governatore priista Roberto Albores Guillén e gli altri membri del suo governo dell’epoca, almeno per omissione.
Ancora una volta, come hanno detto oggi i detenuti indigeni in Chiapas, “la giustizia non ha fatto il suo dovere”.
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